LEONORA BISAGNO (Zurigo 1977)
“Da desiderio a desiderio”

“Da desiderio a desiderio” è il titolo scelto da Leonora per la sua mostra. Un titolo d’occasione, trovato sulla base di interessi e associazioni del momento: in questo caso la letteratura femminista, gli atti di un convegno del 1987, la cui copertina, in quanto image trouvée, assume una nuova posizione all’interno del suo progetto, anche grazie al titolo suggestivo, affascinante.
Tra gli interessi menzionati, desumibili da lacerti del femminismo, del surrealismo, dagli altri oggetti trovati e collezionati di cui veniamo gradualmente a conoscenza, il titolo del libro, la medesima grana dell’immagine, malamente riprodotta, preparano un clima di attesa che ha molto da spartire con il desiderio del titolo.

Mentre il lavoro di Jacopo Miliani, nell’altra parte dello spazio, rifiuta l’identificazione del pubblico, nel tentativo di indagare il potere e la natura della rappresentazione e deviandone il processo programmato, Leonora invece coinvolge lo spettatore, che in qualche modo sia disposto a seguirla, immettendolo in un universo che invece ha già perso in partenza le sue coordinate iniziali: è anzi come se queste non fossero mai esistite.
Lo spettatore è chiamato ad affidarsi al proprio intuito, alle proprie associazioni, alle conoscenze che affiorano in quel momento. Un potere enorme. Tuttavia si trova improvvisamente in un universo desiderante libero, in espansione, che può richiedere la sua incondizionata partecipazione, senza che esista un protocollo già scritto per seguirla.
In questa mobilitazione totale dell’ordine del mondo, in questo dérèglement cosmico che vive proprio sulla liberazione dalla normatività di ogni conoscenza, tempo e spazio perdono di senso, o meglio quel senso che è loro attribuito convenzionalmente.

In questo mondo in stato di continua trasformazione, ella può affidarsi al caso; o meglio le è congeniale. Per chi non credesse nella casualità potremmo vederlo come quella disattenzione creata ad arte, quella strategia retorica coltivatissima che fa leva su una sorta di no saber, di dimenticanza originale, di fortunata afasia. Leonora si affida al caso, ma sarebbe meglio dire si affina al caso. Segue una propria ars combinatoria quasi inventandolo, il caso, programmando l’epifania improvvisa, la scoperta casuale.
Ed ecco che il passato, la memoria, la cosa trovata, vengono come scoperti e inventati per la prima volta. Un materiale non più inerte, non più indipendente, astratto, ma immesso in un processo nuovo.
Per questo il tempo, il passato, ciò che viene archiviato, seguono una logica che ogni volta non è mai la stessa.
Sono oggetti trovati, a volte povere cose, immagini, foto o filmati, talvolta repêchages da memorie proprie e familiari, ma queste vengono risvegliate in un diverso bagliore, in uno stato nuovo d’abbandono, di eccesso, di metamorfosi liberatoria.

 

LEONORA BISAGNO (Zurigo 1977)

“Da desiderio a desiderio”

A personal exhibition

“Da desiderio a desiderio” (“From desire to desire”) was chosen by Leonora as a title for her exhibition. A title found on the spot, based on extemporary associations: the feminist literature plus the book containing the acts of a conference in 1987, whose cover image, as an image trouvée, takes place inside the project, thanks to the fascinating title, rich in suggestions.

The cover of the book, purposedly reproduced in a blurred image, introduces an athmosphere of expectation and desire (recalling the title) wich is gradually populated by objects trouvées and collected items, gathered according to a memory of feminism and surrealism.

Jacopo Miliani's work (hosted in the same space as Leonora's) rejects the identification with the audience, in an attempt to investigate the power and the nature of the representation, deviating from any predefined process. Contrarily, Leonora brings the audience with her, pushing them in a universe which has completely lost its points of reference, as they would have never existed before.

The visitors have to rely on their own intelligence, associations, presently available pieces of information: they're allowed to exert on Leonora's art an enormous power. However, they are in her wishing universe, expanding free from borders, of which they participate, without knowing the protocol to be followed to be part of it. This is a cosmic dérèglement, a complete reshuffling of the rules of the world, an act of liberation from the vision of knowledge as a set of norms: space and time lose their conventional meaning.

In this world in never ending transformation, the chance is Leonora's spouse. Even those who do not believe in chance can see in Leonora's work an artistic carelessness, a cultivated rhetoric stemming from a sort of no saber, a fortunate afasia, an original forgiveness.

Leonora follows a personal ars combinatoria, she's not only owned by the chance, but she owns it as well, programming unexpected epiphanies and casual discoveries.

The past, the recollections, the objects trouvées are invented anew: they are inserted in a process which makes them not dead or abstract anymore. What is archived in the past, is brought backdeparting from any logic.

Small things, images, pictures, repêchages from intimate memories are awaken by sudden flashes of light, newly born to a state of ecstasy and excess, in a liberating metamorphosis.